Retropassaggio al portiere: la regola che ha inventato il calcio moderno

La regola compie trent’anni in questi giorni, ma molti di noi forse non si ricordano più come fosse prima, cioè quando un giocatore poteva passare la palla indietro al proprio portiere con i piedi, e l’ultimo difensore poteva raccogliere il pallone con le mani.

L’IFAB (International Football Association Board) decise di cambiare questa regola nell’estate 1992, e all’epoca quasi nessuno si rese conto che il gioco del calcio sarebbe profondamente cambiato.

Trent’anni dopo, facciamo il punto su come è cambiato il calcio con la variazione della “back-pass rule”.

Perché è stato vietato il retropassaggio al portiere?

Una prima proposta avanzata all’IFAB fu fatta nel 1981, perché si pensava che i retropassaggi al portiere fossero a vantaggio del gioco ostruzionistico, e spesso utilizzati di continuo da una squadra in vantaggio che voleva perdere tempo.

Nel 1981 però non ci fu nessuna modifica alla regola, ma la proposta venne accettata nel 1992, dopo che i Mondiali del 1990 in Italia erano stati il trionfo del non gioco, a tutto vantaggio del gioco ostruzionistico.

La FIFA sperimentò questa nuova regola ai Mondiali Under 17 giocati in Italia nel 1991, ma non si fece in tempo ad introdurli per gli Europei del 1992 in Svezia, quando la Danimarca- ripescata all’ultimo in seguito alle sanzioni inferte alla Jugoslavia- vinse incredibilmente il torneo, facendo però spesso uso di tattiche ostruzionistiche e ultradifensive.

L’ostruzionismo danese in finale con la Germania

Il primo vero torneo che introdusse la nuova regola fu così il torneo olimpico di calcio di Barcellona ’92, e poi, dalla stagione successiva, tutti i campionati di club in Europa e nel mondo, introdussero il divieto per il portiere di raccogliere la palla con le mani qualora fosse passata con i piedi da un giocatore della propria squadra. Era consentito ai portieri toccare la palla con le mani dopo un retropassaggio di testa, di petto o di coscia, ma non quando veniva effettuato con i piedi.

Fu un cambiamento epocale per il gioco del calcio, considerando che fino al 1887, cioè quando a calcio in Italia non si giocava ancora, ma in Inghilterra il gioco aveva già preso piede, era consentito all’estremo difensore toccare la palla con le mani in ogni zona del campo, con la restrizione poi introdotta di poter toccare con le mani solo all’interno della propria metà campo.

Dal 1912 in poi, il portiere avrebbe potuto toccare la palla con le mani solo all’interno della propria area di rigore, regolamento ancora in vigore oggi.

La regola del retropassaggio cambiò però proprio tatticamente il gioco del calcio.

Come la regola ha cambiato il calcio

Come detto, la nuova regola venne introdotta all’inizio della stagione 1992/93, quando si giocò anche la prima edizione della Champions League, e quando venne creata la Premier League.

Come conseguenza da subito aumentarono le reti, che era poi lo scopo principale per cui la IFAB aveva accettato di introdurre la novità.

All’inizio i portieri si trovarono in grande difficoltà, perché ogni volta che veniva effettuato un retropassaggio, la preoccupazione era quella di liberarsi della palla nel breve tempo possibile. Anche i difensori erano spesso in difficoltà, perché non potendo più appoggiare sul portiere, spesso erano costretti a buttare la palla in fallo laterale, o “sparare” la stessa il più lontano possibile.

Col passare degli anni però, i portieri sono migliorati sempre più da un punto di vista tecnico, fino ad arrivare ai giorni nostri, dove portieri come Alisson (Liverpool), Ederson (Manchester City), Neuer (Bayern Monaco) , o Maignan (Milan), solo per citarne alcuni, sono tecnicamente capaci come giocatori di movimento, e sono in grado di iniziare sempre azione da dietro e anche di fornire assist agli attaccanti.

L’assist di Maignan a Leao in Milan-Sampdoria

A loro volta anche i difensori sono migliorati tecnicamente, e l’appoggio sul portiere ora viene fatto per ricominciare l’azione, e sempre meno frequentemente il pallone viene allontanato per scongiurare un pericolo.

Anche per gli attaccanti il gioco è cambiato, e un esempio è il pressing alto sui portatori di palla, il “Gegenpressing” di Jurgen Klopp ad esempio, che sfrutta proprio l’impossibilità dei difensori di appoggiare al portiere il pallone per perdere tempo. Un attaccante nel calcio moderno mette sotto pressione il difensore in costruzione, con lo scopo di indurlo all’errore e far partire il contrattacco.

Dal 1992 il gioco del calcio è migliorato da un punto di vista tecnico e tattico, e questo grazie anche a una regola che aveva destato forti dubbi fra gli addetti ai lavori quando venne approvata nell’estate di 30 anni fa.

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