Tre cose che abbiamo capito su Milan-Juventus 2-0

La supersfida Milan-Juventus ci ha detto qualcosa di importante, e le due squadre escono in maniera molto diversa da questa partita.

Andiamo a vedere i 3 spunti principali che ci ha lasciato Milan-Juve, in vista anche delle prossime sfide di Champions League, quando il Milan ospiterà il Chelsea, mentre la Juve dovrà andare in Israele a fare visita al Maccabi Haifa:

Pioli cambia modulo, ma tiene il dominio della partita

Un po’ a sorpresa, rispetto a quelle che erano le attese della vigilia, Stefano Pioli tiene fuori Rade Krunic dalla formazione titolare, e mette dentro Tommaso Pobega. In difesa poi c’è la rinuncia a Sergino Dest- una dei peggiori mercoledì con il Chelsea- con l’inserimento di Mattia Gabbia come centrale, con allargamento di Pierre Kalulu sulla destra.

Quello del Milan, che mette Brahim Diaz titolare al posto di Charles De Ketelaere, sembra un 4-3-1-2, ma, una volta iniziata la partita, è a tutti gli effetti un 4-3-3, con lo spagnolo largo a destra.

Con la mediana a tre (Tonali, Bennacer e Pobega), Pioli impedisce la costruzione del gioco da parte di Locatelli e Rabiot e, dopo aver sofferto nei primi 20 minuti, il Milan prende in mano la partita e non la molla più.

Il primo gol rossonero nasce da un’azione viziata da fallo di Theo Hernandez su Juan Cuadrado, ma è un dettaglio in mezzo a una partita che i rossoneri hanno ampiamente dominato, pur avendo ancora una formazione largamente rimaneggiata – fuori ancora Maignan in porta, Calabria, Florenzi e Kjaer in difesa, Saelemaeker e Messias sulla fascia destra.

Brahim Diaz ha sfruttato la sua occasione

Pioli come dicevamo è partito con Diaz allargato a destra. Lo spagnolo ovviamente aveva licenza anche di accentrarsi, e proprio da un passaggio sbagliato da Dusan Vlahovic, è partita l’azione di Diaz da centrocampo, che ha saltato come birilli i difensori juventini per realizzare il secondo gol rossonero.

Ora con il Chelsea la maglia da titolare nel ruolo di trequartista potrebbe tornare a De Ketelaere, ma lo spagnolo ha dimostrato di essere pronto quando chiamato in causa, ed è anche disponibile ad agire in un ruolo non suo.

La fascia sinistra del Milan poi è andata come al solito molto bene. Theo Hernadez si accentrava spesso per lasciare la fascia libera a Rafael Leao, e il portoghese, quando voleva azionarsi, è stato devastante come sempre.

Allegri, e ora?

La Juve esce con le ossa rotte da San Siro, ma ora bisognerà rialzare subito la testa, perché mercoledì c’è il Maccabi Haifa in coppa per una partita da vincere assolutamente, mentre sabato sarà il Torino di Juric ad aspettare una Juve incerottata nel derby.

I bianconeri, come spesso succede, hanno iniziato bene, rimanendo in partita e rendendosi pericolosi nei primi 20 minuti, ma poi il baricentro della squadra è via via arretrato, lasciando sempre più spazio al Milan.

Ciò che ha convinto ancora meno della disposizione tattica – un 4-4-2 schierato da Allegri che a un certo punto nel secondo tempo non vedeva più in campo esterni- è stato l’atteggiamento molle della squadra, che ha totalmente mollato dopo il 2-0 dei rossoneri. Sul finale Kean ha tentato da solo di riaprire la partita, ma l’attenzione generale alta di centrocampisti e difensori del Milan fino alla fine, ha impedito che ciò succedesse.

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