Nel 1988 la fase finale dell’Europeo si giocava ancora a 8 squadre.
Due gironi da 4 con le prime due che passavano il turno, semifinali con sfide incrociate, e finale unica (dal 1980 all’Europeo è stata abolita l’inutile finale per il terzo e quarto posto).
Nel 1988 il calcio era diverso da oggi, i giocatori potevano passare ancora la palla di piede al portiere, e l’estremo difensore poteva raccoglierla con le mani, e in generale il calcio era meno veloce e meno fisico rispetto a oggi.
Nel 1988 si giocò però un Europeo che sarebbe entrato nella storia per tanti motivi. Ecco il perché…
La maglia iconica dell’Olanda
Gli Anni Novanta, per gli appassionati di maglie, non sono stati forse il decennio migliore, anche se in quel decennio i vari brand hanno iniziato a sperimentare sempre più, arrivando ad essere sempre più creativi.
Ala fine degli anni Ottanta, le maglie di calcio rappresentavano un mix fra l’eleganza e la semplicità del decennio che stava finendo, e l’innovazione che stava arrivando con gli anni Novanta. La maglia dell’Olanda agli Europei 1988, targata Adidas, ci descrive proprio questo. Un mix che comprende l’arancione come colore tradizionale della nazionale oranje, ma messo sulla divisa in maniera totalmente rivoluzionaria, a scaglie, con l’arancio che si perde nel bianco, e con il simbolo della federazione olandese ben visibile in nero.
Nello stesso Europeo, anche l’URSS utilizza una maglia simile, ma è quella olandese ad entrare nel mito e ad essere diventata oggi un oggetto ricercatissimo fra i collezionisti.
Questo perché quell’Olanda vincerà l’Europeo, l’unico trofeo mai vinto da una nazionale olandese nella storia, e perché in quella squadra erano presenti autentici campioni che hanno fatto anche la storia del calcio italiano.
L’Olanda di Gullit, Van Basten e Rijkaard
C’era molto Milan in quell’Olanda del 1988, con Gullit e Van Basten che arrivavano dallo scudetto appena vinto in maglia rossonera, mentre Frank Rijkaard sarebbe arrivato a Milanello appena finito quell’Europeo.
Il ciglio di Utrecht però nella stagione 1987/88 era rimasto quasi sempre fermo ai box per infortunio, e anche all’Europeo il tecnico olandese Rinus Michels inizialmente gli aveva preferito John Bosman come titolare. Gli oranje però persero all’esordio con l’URSS, così che per la seconda partita con l’Inghilterra Van Basten era al suo posto in attacco, e ripagò la fiducia di Michels con la tripletta che stese gli inglesi.
Per passare il turno però, all’0landa non bastava il pari contro l’Irlanda, che riuscì a difendersi bene fino a 8 minuti dalla fine, quando Wim Kieft sbloccò la partita e regalò la semifinale agli olandesi.
La semifinale del 21 giugno 1988 ad Amburgo, fu una partita molto sentita da entrambe le tifoserie, perché si affrontavano Germania Ovest (anche loro con una maglia iconica firmata Adidas entrata nella storia) e Olanda.
I padroni di casa tedeschi si portarono in vantaggio con Matthaus su rigore, prima del pareggio sempre dal dischetto di Ronald Koeman, e del gol vittoria arrivato allo scadere con Van Basten, che anticipava Kohler e insaccava alle spalle di Immel.
La finale era dell’Olanda, e a Monaco di Baviera gli olandesi avrebbero ritrovato ancora i sovietici, alla loro ultima finale della storia come Unione Sovietica.
La finale di Monaco e il gol di Van Basten
La finale del 25 giugno fu piuttosto equilibrata all’inizio, ma l’equilibrio venne spezzato da un colpo di testa di Gullit alla mezzora.
Quella finale però è ricordata per il gol del 2-0, realizzato da Marco Van Basten con uno splendido tiro al volo dal limite dell’area spostato sulla destra, che superò il portiere sovietico Dasaev.
Quella rete, come quella maglia olandese, è entrata nella storia dell’Europeo 1988, che gli olandesi si portarono a casa e videro nel trofeo una rivincita su quanto successo nel 1974, sempre in Germania, dove la splendida nazionale di Cruijff fu battuta in finale dai tedeschi.
Prima della fine, Van Breukelen parò un rigore a Belanov (Pallone d’Oro nel 1986), ma ormai era tempo per la festa degli olandesi, che vincevano così il primo- e finora unico- trofeo della loro storia.