Correva l’anno 1985, e la Juventus di Giovanni Trapattoni si recava per la prima volta a Tokyo per giocarsi la prestigiosa Coppa Intercontinentale, la sfida che ogni anno prima di Natale metteva di fronte la vincitrice della Coppa dei Campioni con la detentrice della Copa Libertadores.
La Coppa Intercontinentale era stata spostata a Tokyo nel 1980, e da quel momento fino all’introduzione del Mondiale per Club, si sarebbe giocata sempre in gara unica. Troppe erano state le violenze da parte soprattutto di squadre argentine nelle partite casalinghe, e molte erano state anche le rinunce di squadre europee di affrontare ancora il viaggio in Sudamerica, quindi si decise di sostituire l’andata e ritorno, con una gara secca in campo neutro.
La Juve era la prima squadra italiana a giocare a Tokyo- sarebbe poi seguito il Milan e gli stessi bianconeri negli anni a venire- e i bianconeri lo facevano dopo aver vinto la Coppa dei Campioni nella tragica notte dell’Heysel contro il Liverpool, con avversario l’Argentinos Juniors, campione del Sudamerica.
Juve-Argentinos 2-2 (vittoria della Juve per 4-2 dopo i rigori)
La partita che si giocò in Italia nella notte dell’8 dicembre 1985 fu decisamente spettacolare, e venne sbloccata con 4 reti tutte le secondo tempo.
Furono gli argentini a portarsi in vantaggio con Eroros, a cui replicò un rigore di Platini pochi minuti dopo. L’Argentinos Juniors, trascinato da un Claudio Borghi che fece innamorare Berlusconi davanti alla tv- ma non Arrigo Sacchi, che sulla panchina del Milan successivamente all’argentino preferì Rijkaard come terzo straniero al Milan, ed ebbe ampiamente ragione- si riportò in vantaggio con Castro a 15 minuti dalla fine, prima del definitivo pareggio di Michael Laudrup.
La finale si trascinò così ai rigori, con gli errori decisivi di Batista e Pavoni (sbagliò Laudrup per la Juve), che diedero il successo mondiale ai bianconeri.
In quella finale, tutti però ancora ricordano un episodio che si verificò a metà del secondo tempo, con Platini che realizzò il più bel gol della sua carriera, ma ci pensò l’arbitro tedesco Roth ad annullarlo.
Il gol di Platini annullato
A metà del secondo tempo, sul risultato di 1-1, la Juventus ottiene un corner da destra. Lo batte Massimo Mauro, la difesa dell’Argentinos ribatte, ma Massimo Bonini con un colpo di testa lo rimette a centro area, dove Le Roi Platini stoppa il pallone di petto, con un sombrero di destro si libera di un difensore, e al volo di sinistro fa secco il portiere avversario Vidallè.
È un gol bellissimo, un capolavoro di tecnica sopraffina, ma l’arbitro Volker Roth lo annulla inspiegabilmente, probabilmente per un fuorigioco non attivo di un attaccante juventino, fatto sta che assegna una punizione a favore degli argentini.
Platini guarda incredulo l’arbitro, e si sdraia in mezzo al campo posizionato di lato, come a voler guardare da spettatore il resto della partita, in una posa che entrerà nell’iconografica di Le Roi e della storia del calcio.
L’arbitro Roth, ancora lui…
Per fortuna della Juventus, quel gol annullato ingiustamente non pesò nel successo finale della Juve, ma il tedesco Roth era stato protagonista di un altro gol annullato a una squadra italiana, un altro gol spettacolare che sarebbe entrato nella storia del calcio.
Si giocavano i sedicesimi di finale di Coppa UEFA 1984/85 a San Siro fra l’Inter e i Rangers, con i nerazzurri che riuscirono a battere gli scozzesi nella partita d’andata per 3-0. Ciò che viene ricordato ancora però è lo splendido gol di Karl Heinz Rummenigge in mezza rovesciata, gol annullato per gioco pericoloso nei confronti di un avversario. L’arbitro della partita era anche in quella occasione Volker Roth, che anche questa volta cancellò quello che sarebbe potuto diventare un capolavoro stilistico della storia del calcio.