Azzurro tenebra: tre punti su cui riflettere dopo l’eliminazione dell’Italia dagli Europei

E ora Italia, cosa succede?

Nel titolo abbiamo voluto richiamare Giovanni Arpino, e il suo splendido libro riferito (in maniera mascherata e romanzata) al flop mondiale del 1974, quando un’Italia, molto più qualitativa di quella che ha in mano Spalletti, aveva fatto flop.

L’Italia ieri sera non ha solo perso ed è uscita agli Europei con la Svizzera agli ottavi, ma è proprio crollata dalle fondamenta, dandoci l’idea che il movimento azzurro dal 2017 ad oggi stia ripetendo la fatica di Sisifo, con quel masso che cade sempre più giù una volta che si pensa di averlo incastonato ben in cima alla montagna, con l’unica eccezione della vittoria nell’Europeo del 2021, un successo che ad oggi ci sembra lontano ed ottenuto senza costruire niente attorno.

Andiamo a fissare però tre punti, tre situazioni su cui riflettere dopo questa clamorosa eliminazione europea, con le qualificazioni mondiali alle porte.

Atteggiamento comportamentale

Prima di parlare di tecnica e di tattica, ci preme sottolineare l’atteggiamento morale degli Azzurri. Una squadra spenta, senza reazione, con giocatori a testa bassa che non riuscivano neanche ad arrabbiarsi.

Gianni Brera sosteneva che una stanchezza mentale era sempre frutto di una stanchezza fisica, e ieri la Svizzera sembrava avere tre marce in più rispetto agli Azzurri. Eppure, anche gli svizzeri arrivavano da campionati nazionali e coppe molto combattute, molti di loro addirittura giocano in Serie A, ma se la Svizzera sembrava una squadra fisicamente nel pieno della stagione, l’Italia appariva come quelle squadre che a fine campionato non hanno più nulla da chiedere, e si trascinano stancamente fino alle vacanze.

Perchè questo atteggiamento così passivo? L’allenatore e il suo staff hanno lavorato da questo punto di vista? Se sì, in che modo?

Non ricordiamo un’Italia così depressa nell’atteggiamento. Andando indietro nel tempo ci sovviene la nazionale azzurra che nelle qualificazioni europee ’84 riuscì a sopravanzare solo Cipro, oppure l’Italia che ha partecipato al Mondiale del 2010 classificandosi all’ultimo posto, ma quelle due squadre avevano qualcosa in comune: entrambe arrivavano da un titolo mondiale vinto.

L’Italia si è presentata a questo Europei da campione in carica, ma anche da due mancate qualificazioni alla fase finale dei Mondiali.

La tattica

Spalletti ha detto di credere solo in un certo tipo di calcio, e la sua carriera di allenatore parla per lui.

In questo Europeo, e anche nelle partite precedenti, noi un’identità tattica chiara della nazionale non l’abbiamo vista. Si è passati dal 4-2-3-1, al 3-5-2, dal 3-4-2-1, al 4-4-2, o 4-2-4, del finale di partita contro la Svizzera.

Se i moduli sono solo numeri, come si suol dire ultimamente, abbiamo però anche visto laterali destri giocare a sinistra, un’ala sinistra giocare a destra, un centrale di difesa abituato a giocare come braccetto di sinistra, messo in mezzo. Niente di così grave quando si parla di giocatori professionisti, in grado di adattarsi a vari moduli di gioco anche durante le partite, ma quale sarebbe l’identità tattica dell’Italia di Spalletti? Siamo una squadra d’attacco che tiene palla e fa pressing, oppure una che aspetta sia la Spagna che la Svizzera in attesa di mettere la testa fuori dal guscio?

I giocatori italiani all’estero

Dopo tornei così disastrosi, ci sono dei clichè che tornano sempre. “I bambini in Italia non giocano più a pallone sulle strade”, e il fatto che “ci sono troppi stranieri nelle squadre di Serie A”.

Ogni volta che andiamo in Francia, Spagna, Inghilterra, ma anche in Svizzera, non vediamo neanche più là bambini giocare fra le strade con i cappotti a fare da porte, con le scuole calcio che un pò ovunque si sono sostituite agli oratori e al tempo che i genitori non riescono più a dedicare ai figli, ma è il secondo aspetto che ci interessa di più.

A nostro avviso il problema non sono i tanti calciatori stranieri che vengono a giocare in Serie A- perlopiù ormai di medio livello- ma il fatto che nessun calciatore italiano giochi in una big europea che ogni anno arrivi a giocarsi la Champions League. Perchè francesi, inglesi, tedeschi, hanno giocatori nel Real Madrid e noi no? Perchè Guardiola non guarda mai in Italia per rafforzare il suo Manchester City che come centrale di difesa titolare ha un certo Akanji che gioca centrale per la Svizzera? Perchè il Bayern Monaco non viene a fare spesa in Italia?

A dir la verità un nazionale in una big d’Europa ce l’abbiamo. Si chiama Gianluigi Donnarumma, gioca portiere nel Paris Saint Germain, ed è stato l’unico da salvare in questa fallimentare spedizione azzurra.

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