Sabato 17 agosto riparte la Serie A, e alle 18.30 scenderà in campo l’Inter campione d’Italia, ospite del Genoa, e al Tardini si sfideranno il Parma di Fabio Pecchia contro la Fiorentina dell’ambizioso Raffaele Palladino.
I ducali sono neopromossi in Serie A dopo due stagioni nei cadetti, mentre la Fiorentina, con Vincenzo Italiano in panchina, è reduce da due finali di Conference League perse (e da una di Coppa Italia sempre persa con l’Inter), ma da qualche anno la Viola si è stabilizzata lì, ai margini della zona alta della classifica, sempre sul punto di fare quel passo per farla entrare fra le grandi del campionato.
C’è stato un tempo, e non parliamo di un tempo remoto, in cui Parma e Fiorentina facevano parte dell’aristocrazia del calcio, di quelle “Sette Sorelle” del calcio italiano che vedevano Juventus, Milan, Inter, Roma, Lazio, Parma e Fiorentina come forze dominanti in Serie A a cavallo fra la fine degli anni Novanta e i primi anni del nuovo secolo.
Cosa ha vinto il Parma di Tanzi
Calisto Tanzi ha preso le redini del Parma nel 1996, ma i ducali hanno iniziato a vincere prima, fin dal passaggio nel 1990 dalla presidenza Ceresini a quella Pedraneschi. Il Parma nel 1990/91 infatti disputa la sua prima stagione in Serie A, e con Nevio Scala in panchina conquista subito un posto nella Coppa UEFA della stagione successiva a scapito della Juventus di Gigi Maifredi.
Nella stagione 1991/92 il Parma vince la Coppa Italia nella doppia finale con la Juve, e nel 1992/93 la formazione di Scala a Wembley ottiene il suo primo storico successo europeo battendo a Wembley l’Anversa per 3-1 in finale di Coppa delle Coppe. Sempre nel 1993 arriva anche il primo successo in Supercoppa europea, quando il Parma di Scala perde in casa l’andata al Tardini per 1-0 con il Milan, ma poi vince a San Siro per 2-0 nei supplementari e alza così un’altra coppa.
Il Parma a quel punto è già entrato fra le grandi del calcio italiano, perché contende a Milan e Juve lo scudetto, nel 1994 perde a Copenaghen un’altra finale di Coppa delle Coppe con l’Arsenal, ma nel 1995 conquista la Coppa UEFA sconfiggendo nella doppia finale la Juventus, vera grande avversaria dei parmensi in quel periodo.
Calisto Tanzi diventa presidente nel 1996, e con lui il Parma vince a San Siro la Supercoppa italiana con il Milan, ma soprattutto a Mosca distrugge l’Olympique Marsiglia per 3-0, conquistando la Coppa UEFA per la seconda volta nella storia della società ducale.
Cosa ha vinto la Fiorentina di Cecchi Gori
Quando parliamo di grandi di fine Novecento in Italia, dobbiamo menzionare anche la Fiorentina, che era passata da Mario al figlio Vittorio Cecchi Gori nel 1993.
La Fiorentina vive così il suo periodo d’oro a fine anni ’90, e nel 1999, con Giovanni Trapattoni in panchina, contende a Lazio e Milan lo scudetto, concludendo poi il campionato al terzo posto in classifica.
I viola però in precedenza avevano vinto la Coppa Italia nel 1996 in finale contro l’Atalanta, e la stagione seguente arrivano a giocarsi le semifinali di Coppa delle Coppe perdendo contro il Barcellona.
I viola rimarranno però una squadra di vertice fino ai primi anni del nuovo secolo, tornando a vincere la Coppa Italia nel 2001.
Quando Parma e Fiorentina si sono contese la Coppa Italia
Nella stagione 2000/01, quando le luci abbaglianti di Tanzi e Vittorio Cecchi Gori stavano iniziando ad oscurarsi e le due società sarebbero andate incontro a periodi davvero complicati (la Fiorentina addirittura fallì e dovette ripartire come Florentia Viola dalla C2), Parma e Fiorentina si contesero la Coppa Italia, con viola vincenti al Tardini all’andata per 1-0 grazie a un gol di Vanoli (attuale tecnico del Torino), mentre al ritorno non bastò ai ducali la rete di Milosevic, pareggiata nel secondo tempo da Nuno Gomes, che fissò l’1-1 finale e diede la coppa alla Viola.
I campioni di Parma e Fiorentina a cavallo fra anni Novanta e Duemila
Il Parma di inizio anni Novanta era una squadra che poteva contare su un campione del mondo in porta (il brasiliano Taffarel), e poi dal 1996 arrivò un certo Gigi Buffon fra i pali, sul difensore centrale Lorenzo Minotti, che avrebbe giocato anche con Sacchi in nazionale, Lilian Thuram, su Alessandro Melli in attacco, e poi il “Sindaco” Marco Osio, Dino Baggio, e successivamente campioni del calibro di Hristo Stoichkov, Gianfranco Zola, Faustino Asprilla, Tomas Brolin, solo per citarne alcuni.
La Fiorentina però non era da meno, con Francesco Toldo in porta, Manuel Rui Costa a dettare le operazioni in mezzo al campo, ma soprattutto un Gabriel Omar Batistuta, che a Firenze è diventato un mito, un simbolo, e che quasi è arrivato a conquistare uno storico scudetto in maglia viola.