Il 14 giugno 1982 a Vigo in Spagna, iniziava la grande avventura dell’Italia di Bearzot al Mundial.
Esattamente 40 anni, ma quel Mondiale, che ancora oggi viene ricordato come uno dei più belli dell’Italia, non fu tutte rose e fiori, soprattutto all’inizio.
Gli Azzurri avevano impressionato per il bel gioco e ottenuto un quarto posto al Mondiale 1978 in Argentina, ma quella squadra si era via via persa, e prima di arrivare in Spagna, le critiche nei confronti dell’Italia si erano sprecate.
Paolo Rossi, l’attaccante principe della nazionale, era stato squalificato nel 1980 in seguito al calcioscommesse (squalifica tolta appena prima della rassegna iridata), e Roberto Bettega, suo partner d’attacco, si era infortunato ad inizio stagione e non avrebbe fatto parte della spedizione in Spagna.
Si arrivava quindi alla prima partita con tanti dubbi, poche certezze, e con una squadra che di lì a breve sarebbe arrivata al silenzio stampa, visto i continui pettegolezzi che circolavano attorno agli Azzurri.
La prima fase di Spagna ‘82
Nella prima uscita a Vigo con la Polonia, l’Italia gioca una buona partita. Marco Tardelli centra una traversa, ma gli Azzurri non sfondano in attacco, anche se riescono a limitare la stella polacca Boniek, che un mese dopo i Mondiali sarebbe arrivato alla Juventus.
Nella seconda uscita, sempre a Vigo, l’Italia non va al di là di un 1-1 con il modesto Perù. Al gol di Bruno Conti, i peruviani rispondono grazie a un’autorete di Collovati, e le critiche verso gli Azzurri si fanno sempre più feroci.
L’ultima partita del girone ci vede opposti al Camerun, con gli africani reduci da due pareggi come l’Italia, ma al loro primo Mondiale della storia. La squadra di Bearzot va in vantaggio con Graziani, ma gli africani pareggiamo con M’Bida, e fanno passare un brutto finale di partita all’Italia. Gli Azzurri si qualificano come secondi del girone dietro i polacchi grazie alla differenza reti migliore rispetto al Camerun, ma la delusione fra i tifosi italiani è davvero tanta.
La seconda fase e le sfide ad Argentina e Brasile
Il Mondiale di Spagna ’82, il primo a 24 squadre, prevede una seconda fase ancora a gironi, e gli italiani si ritrovano in un vero e proprio “gruppo della morte”, con i campioni del mondo in carica dell’Argentina, e con il Brasile, ritenuto da tutti la vera favorita del torneo.
La squadra di Bearzot comincia però a far vedere le sue reali qualità, e il 29 giugno al Sarrià di Barcellona (stadio che oggi non esiste più) batte gli argentini grazie alle reti di Tardelli e Cabrini, a cui risponde Passarella.
La vittoria fa ben sperare, anche se Rossi in attacco è rimasto ancora a secco, e tutta la critica e i tifosi fanno pressione su Bearzot affinché tolga l’attaccante dai titolari.
Per fortuna il ct azzurro prosegue sulla sua strada, e il 5 luglio 1982 Paolo Rossi ripaga Bearzot e tutti gli italiani nella partita con il Brasile.
Pablito realizza una stupenda tripletta, portando sempre l’Italia avanti dopo i gol di Socrates e Falcao, che avevano portato i carioca in momentanea parità. Al Brasile sarebbe bastato anche il pareggio per andare avanti, ma è l’Italia a compiere l’impresa, e qualificarsi per la semifinale.
La semifinale e la finale del Bernabeu
Ora il clima attorno agli Azzurri è cambiato, e in molti credono all’impresa. L’8 luglio, l’Italia batte al Camp Nou di Barcellona la Polonia grazie a una doppietta di Rossi, che è diventato l’eroe copertina di questo Mundial italiano.
La favola è da completare con la finale dell’11 luglio a Madrid, dove l’Italia trova la Germania Ovest.
La partita non inizia bene, perché nel primo tempo Cabrini calcia fuori un rigore. Gli Azzurri però rimangono in controlla della partita, e nel secondo tempo arrivano i gol di Rossi, Tardelli e Altobelli, a cui nel finale risponde Breitner per i tedeschi.
Sandro Pertini, Presidente della Repubblica dell’epoca, esulta in tribuna di fianco a re Juan Carlos, ma è tutta l’Italia a festeggiare, perché gli Azzurri hanno conquistato il terzo titolo mondiale della storia, battendo avversarie più forti e qualificate, ma mostrando uno spirito da battaglia che ha esaltato tutti i tifosi.